mercoledì 17 giugno 2009

Edina Altara: "Calendari che passione!"

Fra le varie attività svolte da Edina Altara negli Anni 40, legate prevalentemente a necessità economiche, c'era quella della realizzazione di bellissimi calendari su cartoncino. Edina Altara, infatti, nel creare questi lavori riusciva a impiegare gran parte delle tecniche che, soprattutto negli Anni 10, l'avevano resa celebre nel mondo artistico italiano, come quella dei collage, o quella dei ritagli di vecchie stampe tanto amata da Fornasetti, con il quale Edina aveva avuto modo di collaborare proprio negli Anni 40 (entrambi realizzarono decorazioni per ambienti progettati da Gio Ponti). Ma oltre ai ritagli e all'uso della carta per "dipingere", Edina Altara, in questi collage, utilizzava petali di fiori veri e completava il tutto con disegni colorati ad acquarello. Insomma, un mix di tecniche che consentiva a Edina di creare piccoli capolavori. Nella testata di questo blog è raffigurato il dettaglio di uno dei tre calendari artistici che Edina aveva conservato tra i suoi ricordi e che ora fanno parte dell'Archivio Altara.
Edina Altara ebbe occasione di parlare di questa sua tecnica in due diversi numeri del settimanale Grazia. A pagina 25 del numero 164 del 16 dicembre 1941 si possono vedere tre differenti esempi di calendario. Accanto a ognuno, Edina ha scritto un commento per spiegare cosa rappresenta l'opera o come realizzare, appunto, l'originale calendario dell'imminente 1942.

"Questo calendario sembra la ricostruzione di un sogno: le viole del pensiero il ricordo di una persona cara, la figurina femminile ottocentesca la nostalgia romantica, la testa di donna moderna l'immagine di chi offre, l'uomo eroico nel fondo quello a cui è dedicato l'asso di cuori... evidentemente omaggio di donna innamorata."

"Chi non ha scritto nel giorno di Natale, quando era bambino, queste lettere bianche e oro? Ora che siete grandi non le scrivete più, ma potete farne dei bei calendari. Basterà un po' di carta nera, qualche angiolino ritagliato in carta colorata e ricoprire tutto con vernice di coppale."

"Un modo geniale per rendere elegante una grossolana scatola di fiammiferi da cucina. Ritagliate delle piccole figurine di carta colorata, incollatele sulla scatola, ricoprite tutto con la vernice di coppale e nel dorso applicate un nastro largo, di colore vivace molto ruvido, da potersi sfrangiare alle estremità."

Si può notare che Edina dia per scontato che chiunque possa essere in grado di realizzare "angiolini ritagliati" o "piccole figure di carta colorata". E' chiaro che soltanto un'esperto dei collage (e lei era una maestra assoluta) sarebbe potuto essere in grado di eseguire i calendari suggeriti dalla pittrice sassarese.
L'altro numero di Grazia in cui si parla di calendari di questo genere è il numero 215 del 10 dicembre 1942. Edina, alle pagine 18 e 19, dà istruzioni su come realizzare calendari per il 1943 ormai alle porte.

"Vi consiglio di fare preparare i cartoni, tagliati e rivestiti, dal vostro cartolaio o rilegatore. E' questo un lavoro che potreste fare anche voi, ma per quanta abilità possiate avere è difficile che possano riuscire esatti.
Ecco dunque l'almanacco numero 1, musira 19x24 centimetri ed è rivestito di bella carta da disegno bianca, pure la fodera è bianca; l'anellino rimane nascosto. Ritagliate da un vecchio figurino due disegni di donna o di bambino, cercando possibilmente che siano di posa adatta a reggere il biglietto che incollerete fra loro due. Su questo biglietto potrete scrivere una frase di augurio e il vostro nome. Nel posto segnato incollate l'almanacco. La parte superiore del cartone è decorata con due festoni sovrapposti di taffetà di tinte contrastanti. Le belle farfalle sono ritagliate da fogli di decalcomanie.
Il n. 2 ha il medesimo cartone del n. 1: dipingete in verdone, possibilmente con colori a tempera, una macchia unita che abbia la forma di un albero di Natale. Lasciate asciugare bene il colore e non importa se rimarrà un po' macchiato. Troverete dal cartolaio delle decalcomanie riproducenti tutti i giuochi per l'albero: ritagliateli e incollateli senza decalcarli... è più sicura la riuscita.
Il n. 3 è di cartone grezzo color cuoio, misura 16x18 centimetri. Comprate della raffia di tanti colori, fate dei fori nel cartone e fate passare in diversi punti ciuffi di raffia, formanti treccioline, baffetti, nodini e fiocchetti. Ritagliate a forma di farfalle e di calice del pizzo di carta bianca e incollateli. In carta dai vivi colori ritagliate fioretti e foglie e incollateli sopra un calice formando un mazzolino. Con penna e inchiostro farete pistilli e gambi e il corpo alle farfalle.
Il n. 4 è il più piccino e forse il più grazioso. E' tutto di carta azzurra e misura 10x13 centimetri. Farete la cometa e le onde di carta di giornale: a mano vi scriverete il suo nome, "Fortuna" o "Felicità" o "Amore"... o ciò che vi piace e vi interessa e lasciatela viaggiare sotto la buona stella."

venerdì 12 giugno 2009

Edina Altara in mostra al Canopoleno

Fino al 27 settembre 2009, a Sassari, sarà possibile ammirare quattro opere degli Anni 50 di Edina Altara. Gli oli, uno dei quali inedito, sono esposti alla mostra Pittura Sarda del Novecento, in corso al Mus'a - Pinacoteca al Canopoleno, in piazza Santa Caterina, dal 22 maggio.




Questo il comunicato stampa di presentazione della mostra:

PITTURA SARDA DEL '900 NELLE COLLEZIONI STATALI

In tre sale, con circa ottanta dipinti in larga misura finora inediti, raccontiamo l’arte fiorita in Sardegna nella prima metà del secolo. Finalmente la tradizione isolana assurge al ruolo di protagonista grazie a maestri del pennello che dialogarono con la felice linfa culturale del tempo.
I volti, gli sguardi
Stimolati in vario modo, non pochi artisti sardi dedicarono attenzione alle tradizioni isolane. Spiccano per forza espressiva i dipinti di Filippo Figari, seguiti da analoghe opere di Mario Delitala, Carmelo Floris, Francesco Ciusa Romagna e preceduti da …. Paglietti, tutti raffiguranti volti di personaggi scolpiti dal vento, espressione di un’interiorità complessa. Sul fondo della sala l’omaggio ai collezionisti, simbolicamente rivolto ai tanti generosi donatori, è rappresentato dall’elegante Josephine, accanto al marito …. Melli Sant’Elia. A differenza della moglie, il duca è effigiato da un pittore sardo: Antonio Ballero, al quale si devono anche tre severe interpretazioni di se stesso e dei familiari. Completano la sala ulteriori dipinti – tra questi va evidenziato il ritratto assai espressivo dell’ebanista …. Clemente raffigurato dal maestro … - e una breve carrellate di singolari Nature morte, tra le quali spicca una composizione floreale di Elio Pulli.
I sogni, la città
Autentico pioniere tra i maestri sardi, Mario Mossa De Murtas non tradisce mai il solido rapporto con l’isola pur manifestando un’attitudine al confronto con le principali correnti artistiche del primo Novecento. Federico Melis Marini, Cesare Cabras, Melkiorre Melis in vario modo aggiornarono anch’essi il loro linguaggio, attenti alle sollecitazioni del loro tempo nel privilegiare soggetti d’attualità. In un gruppo di quattro acquerelli, Stanis Dessy esalta la ripresa dal vero utilizzando una tecnica antica; i colori sono brillanti, il tratto è sicuro e deciso. Sperimentando nuove ed originali soluzioni tecniche, Edina Altara affronta temi di rilievo rivisitati in una atmosfera complessiva di sogno. Da notare infine il dipinto di Ausonio Tanda, esordiente di valore, che illustra una strada di Sassari, città ritratta anche da altri maestri, tra cui il raro Salvatore Zona originario della Sicilia.
La natura, i rituali
In questa sala sono riunite opere selezionate tra quelle che meglio catturano l’anima degli scenari naturali e la poesia dei rituali antichi delle genti di Sardegna. Con una gradualità di passaggi cromatici ispirata da un fecondo sentimento lirico, Giuseppe Biasi sigilla in composizioni straordinarie la religiosità delle donne, in chiesa o alla fonte. Pietro Antonio Manca rappresenta con arditi impasti lo sfavillare del fuoco e lo scoppiettare della legna ardente, ovvero immagini di vita altrimenti impossibili da impressionare. Con pennellate dense e pastose, strizzando una miriade di tubetti di colori ad olio sulla tavolozza, Costantino Spada restituisce una precisa identità ai paesaggi naturali facendo leva sulla sua personale attitudine al vigore. Più delicate e sintetiche appaiono invece le vedute di Mario Delitala e Stanis Dessy che illustrarono magistralmente gradevoli scorci attingendo all’infinito repertorio suggerito dal paesaggio isolano.

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Qui di seguito l'articolo di Marta Virdis pubblicato dalla Nuova Sardegna il 24 maggio 2009 a pagina 39 (Spettacoli).

Al Mus'a la pittura sarda del '900


SASSARI. Una galleria di oltre settanta dipinti (molti dei quali inediti), dedicati ai volti, alle città e alla natura, per illustrare l’isola secondo l’estro di importanti artisti del secolo scorso. La mostra in questione è «Pittura sarda del Novecento. Opere dalle collezioni statali», aperta al Mus’a, Pinacoteca del Canopoleno sino al 27 settembre. Protagoniste della rassegna, curata da Lucia Arbace e Maria Paola Dettori della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Sardegna, sono esemplari realizzati tra il 1900 e il 1950, provenienti dalle collezioni Tomè, dalla provincia di Sassari, dal Man di Nuoro e dalla Pinacoteca di Cagliari. Tra le tele in esposizione compaiono i nomi di Stanis Dessy, Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Mario Delitala e Pietro Antonio Manca. Pittori isolani che, alla ricerca di un’arte al servizio del riscatto sociale e dell’identità, non solo operarono una rivoluzione nella storia sarda, ma raggiunsero anche risultati di elevata qualità. Nella prima parte campeggiano le creazioni che ritraggono la gente della Sardegna. A spiccare per forza espressiva sono certamente i dipinti di Filippo Figari (Donna d’Atzara e Uomo d’Atzara) nei quali compaiono personaggi in costume, immortalati in atteggiamenti di grande dignità. Analoghi soggetti sono presenti anche nelle produzioni di Carmelo Floris, Francesco Ciusa Romagna e Mario Paglietti, tutti autori di quadri che raffigurano e scolpiscono caratteristici volti umani, espressione di un’interiorità complessa. Un viso femminile (La fanciulla d’Orani), due ritratti di vecchi e varie immagini dedicate agli oranesi sono quelle firmate da Mario Delitala, le cui opere compaiono assieme a quelle di Giuseppe Biasi, Fabio Lumbau, Antonio Ballero e a una composizione di Elio Pulli (Fiori allo specchio). A completare la carrellata ci sono due ritratti realizzati da pittori non sardi: quello di Josephine di Sant’Elia, eseguito da Aldo Severi e quello dell’ebanista Gavino Clemente raffigurato dal maestro cecoslovacco Oskar Brázda. Sogni e città sono i temi rappresentati da Federico Melis Marini, Cesare Cabras, Melchiorre Melis e Mario Mossa Demurtas, artista profondamente attaccato all’isola e seguace delle principali correnti del Novecento. Quel Novecento dal quale arrivano anche gli acquerelli colorati, brillanti e dai tratti decisi di Stanis Dessy, che disegna gli scogli e il mare di Alghero, una veduta di Sant’Antioco e alcune zone simbolo della città di Sassari (Piazza Azuni, Piazza Tola, il Lavatoio del Rosello). Appartengono allo stesso filone anche il dipinto giovanile (Cavalcavia di Sassari) di Ausonio Tanda e le tele dalle tonalità pastello di Salvatore Zona. Mentre l’atmosfera più onirica risulta ben nitida nelle varie rivisitazioni (Presepe, Matrimonio a Oliena, I doni, Penelope) di Edina Altara. Rituali, scorci e paesaggi della Sardegna si ritrovano insieme nella parte espositiva ispirata alla natura, dove si possono ammirare le composizioni di Giuseppe Biasi dedicate alla religiosità femminile; le novità formali tratteggiate da Pietro Antonio Manca, che dipinge i riti davanti al fuoco e lo scoppiettare della legna ardente; alcune vedute dell’isola secondo Mario Delitala e Stanis Dessy; le rappresentazioni di Remo Branca e Giuseppe Altana; e le atmosfere dense e pastose riportate sulle tavole di Costantino Spada, autore di creazioni vigorose e colorate. - Marta Virdis

giovedì 4 giugno 2009

Edina Altara su "Pagine d'Arte"

Il critico d'arte Raffaello Giolli, che già nel 1916 aveva iniziato a parlare di Edina Altara, apprezzava così tanto l'opera della giovane pittrice sarda, che nel 1917 le dedicò la copertina del numero di maggio di Pagine d'Arte (vedi immagine a sinistra) e scrisse su di lei un articolo di quattro pagine, corredato dalle foto di due collage e di un giocattolo di carta.





UNA PRESENTAZIONE: EDINA ALTARA.

"questa è la mia gioia, attendere e guardare la strada"

1.
Edina Altara fa i suoi quadri con le carte colorate. E il suo respiro, mentre lo spirito del pittore che lavora il colore e ne crea il tono, penetra nella materia — vola aereo sopra le carte ch'ella sceglie già pronte, e le appaia, sospeso tra due vibrazioni in una scia di luce o legato in un ritmo di linee, non tenue se così sensibile, nè superficiale se pur non entrato ma purificato e incorporeo, e davvero tutto anima se la macchina fotografica non riesce a fissarlo e bisogna che io vi descriva la stanza severa della vedova di Tonara, invece di farvela riprodurre in un'incisione.
Un foglio di carta stampata dovrebb'essere tut-t' eguale. Al più, se stampato male, con qualche macchia. — Incollato sul fondo di questo quadro non dovrebbe dare che il tono della parete, piatto, convenzionale. Invece un'imposta ci si angola sopra così sicura che più ancora dei cardini ci si fida dell'aria che le gira intorno, che fa peso e la sostiene. Tutto il fondo nero si discopre vivo e l'aria che qui avviluppa, larga e scorrente nella luce, sulla parete poi stende ombre e apre chiari inesistenti, richiama da calde profondità invisibili risonanze misteriose che sentite e non ci sono, si piega nell'angolo del pavimento, discende a sostenere il gran piano d'un braciere, e passando dietro certi puri bagliori verdi si raccoglie incupita nell'angolo della stanza, aria buia e pesante che non l'ha mai giunta un riso di sole. — Questa carta, non è diventata solo la tappezzeria del muro. S' è sciolta in aria nera. Un'aria densa e scura, spessa e fluttuante in scivolature agili e mute. Chiusa in un'onda senza cielo, perchè quella bocca vedova si è fermata alla parola e al respiro ; e colorita di nero dal riflesso di quegli occhi nell'aspetto del lutto. — « Egli non torna ». Ma anche la sposa che qui siede è « della terra degl'intrepidi». Non piange. Non ha la pietà lacrimosa della casa. E la regina nel mezzo della camera buia. Della casa è lei la padrona : e nessuno la richiama all'opera interrotta. Pensa a lui che non torna, dalla guerra : lo segue, sin dove non può. — Con muscoli fermi e tesi. In una vita chiusa e non ferma. La morte e la vita all'estremo quando lo spirito s'allontana nel sogno e tutta la vita è restata nell'anima. — Neppure ad aprire la porta non si esce volentieri. C'è fuori molta luce, e una strada larga, e fiori sul prato. Pure non ci si muove ad andarci. Anche i fiori del prato toccano la terra, e lo spirito insoffribilmente vivo se n'è ora liberato portando l'ampiezza del suo spasimo nel mistero del silenzio.
Questo valore dialettico di umanità ardente e contenuta è anche il valore di tecnica raccogliente, del quadro.
In quésti quadri di Edina Altara non c'è mai nulla da togliere nè da aggiungere. Tutto è risolto e concretato all'estremo: perfetto. E se questo giova al fascino sul pubblico — gente che non ha tempo da perdere, nè voglia di faticare nei calcoli delle intenzioni, e si ferma volentieri solo davanti ai totali chiari — imbarazza un poco noi che — da Tintoretto a Cézanne a Carpi — dal genio antico all'amico giovane — siamo abituati nell'ansietà d'un implacabile desiderio a misurare più le intenzioni aperte che le realtà conchiuse, e ci siam fatta la bocca all'arido, all'aspro, e abituate le mani a sanguinar negli spigoli. Se un segnetto d'un bambino ci manda in visibilio più d'una curva del Canova o del compasso di Sacconi perchè più aperto a possibilità fantastiche, un'anima che s'esprima intera, felicemente come questa di Edina Altara che lavora senza esitazioni meglio di Michelangiolo, e non fa sbagli e mette tutto al suo posto giusto, quasi ci spaventa, come se c'incontrassimo in un professore d'accademia. E qualche volta, davanti a questi quadri, i maligni cercano almeno di dubitare, per questo, se non siano soltanto d'agili abilità decorative. — Ma come s'ha da dire che questo suo senso d'ordine è più della specie di Raffaello e d'Ingres che non del professore d'accademia, si può poi pregare di fermarsi davanti a questo quadro di rinserrata umanità — che, se lo si loda, non lo si può certo soltanto lodare per la decorazione esterna.
Le riduzioni non l'impoveriscono: gli arricchimenti non l'ingombrano. La sua semplicità espres siva è di rigorose essenzialità. Questo condurre il pallore del volto a una magrezza arida (che Viani la può invidiare anche per le sue secche silografie) invece che a una tenerezza fragile, e questo contenere il dolore senza attenuarlo, più negli occhi asciutti che nelle lacrime, e tutto questo contenere senza diminuire ma anzi profilando in linee di più chiara e intensa espressività è intendere il mondo centralmente con un istinto che vale la sapienza più illuminata. Perchè condurre gli opposti ad aiutare la stessa persuasione è dominare la vita sino agli estremi. E ogni gusto estremo, gusti (non per una litania dannunziana d'approssimazioni all'ineffabile, ma per segnare i termini di questi dialettica) d'aridità e di lusso, di caldi voluttuosi e di caste semplicità, di grandiosità e di raccoglimento, stoffe severe, e frastagliate, colorazioni diffuse afose e profondità vibranti, un tormento di colorini sbattuti su un orizzonte di linee riassuntive, gusti di semplificazione sommaria e di insistenze descrittive, li ha incentrati e qui ricompost in unità superiore.
Se la cert> zza degli equilibri, l'agilità dei ritmi e la mancanza delle es tazioui, altrove fanno ammirare finezze ma so tanto squisite, robustezze ma soltanto soli le, larghezze ma soltanto ampie, in questo quadro la grandiosità è severa, le larghezze sostenute e piene, le finezze prof nde e internate, le robustezze commosse, — nessuna prepotenza di sensi, nessuna noia di virtuosità monotone, nessuna gioia di facilità pettegole. Infocata intuizione uscita da una coscienza ricca di una sua storia.

2.
Gli abbandoni non erano di una virtuosità vanitosa. La sicurezza non le esce dalla superbia del saper fare — ma serena nella semplicità delle naturali espressioni. C è in questo giovane spirito libero una gioia istintiva del vivere e il senso felice della pienezza espressiva e il gaudio delle incontenibili liberazioni.
Le tre macchie rosse delle Rose di Barbagia hanno questo senso dell'improvviso uscente, danno l'evidenza di questo interno e violento istinto pittorico. — Non si spiega forse, questo alzarsi d'impeto di piani affocati, nella nostra quattrocromia, perchè l'inchiostro tipografico grasso e untuoso non può essere piatto e secco come queste nitide placche arroventate, come una lamina egualmente risonante nella diffusa vibrazione del colpo, non può dare i riverberi puri dell'acque accese nei prati dalla scorrente fiamma del tramonto. Ma se piuttosto di guardar qui vi conviene pensare a fuochi accesi nell'aria, di notte serena, per l'istantaneità d'improvvisa e netta accensione di questa intuizione rossa, qui vedete bene invece l'unità organica di
queste macchie impetuose. Delle macchie rosse uscite sul foglio nero e colate giù fluide a lasciar laghetti fosforescenti. Delle macchie bianche. Delle masse nere misteriosamente alzate nel fondo nero. — Le Rose di Barbagia non sono davvero soltanto tre donne in costume sardo. Ma guardate questa prima, al basso: — il monte nero e notturno è fiorito di cenere e acceso da un grande rogo cattivo. Più su quei rossi sinuosi son labbra molli su gigli sfatti: sotto, una bocca aperta su una gola di sangue, nell'angolo ristretto di livide labbra sottili : laghi di rossi sulfurei: laghi di latte e ninfee infocate : rose ardenti sfogliate tra narcisi e gigli : larghi occhi bianchi: incubi, carezze. — Perchè l'intuizione pittorica è uscita in questa sua sostanziale e schietta purezza fantastica: di piani alzati su curve ritmiche, di toni pieni e vibranti, saldi larghi vigorosi, costruiti soltanto per la gioia d'una calda architettura — che può contenere tutti i sogni.
Guardate come ha saputo mettere il bianco su bianco : con quale accurata pazienza ha ritagliato nella sua carta quelle piccole labbra, quelle sopracciglia nere : come è stata attenta anche a un neo malizioso. — Se non ha cincischiato le tre vesti rosse e nere di una pioggia di coriandoli voi non dovete soltanto ora credere che qui sia stata trascinata da un suo senso del colore intero e pieno, ma anche che quando fa diverso ed usa la sua forbice per tutto quel che può dare di più, anche allora è trascinata, con eguale sincerità d'intuizione, per altre esperienze, dalle altre sue energie creatrici.
La veste della Santa di Casa è di una rara preziosità di colori e di linee intrecciate. Si può star lì ore intere a decifrarla, e gustarla, seguendone gli sviluppi decorativi come d'una damascatura di lama araba: ma subito ne sentite, nell'istante, la gioia e 1' ingenuità pura, come d'un ricamo religioso: con la facilità d'inseguimento nella loro velocità riassuntiva, delle sottoposte pieghe diagonali, col subito fascino della soave purezza di questa delicata maternità. Il che vuol dire che anche le sue più minute spiegazioni son sempre tenute in sesto da una avvolgente visione riassuntiva.
In ogni altro quadro similmente raggiunge definitive risoluzioni stilistiche delle quali assai gioverebbe continuar a confessare e raccogliere tutte le diverse esperienze tecniche: ma di cui più giova notare 1* inconsapevole potenza fantastica. Questa Santa di Casa che avrebbe dovuto essere soltanto una buona madre è diventata per tutti noi una Madonnina : e un quadro d'una Donna che si pettina è intuito con una purità che sembra religiosamente trasfigurarlo in una Annunciazione.

3.
Quando Edina Altara — che ha diciott' anni, ma che sembra, così gaia e giovane, aver l'ingenuità maliziosa dei suoi piccoli bambini di carta — vi mostra per la prima volta i suoi « pasticcetti » vi chiede subito, sorridendone perchè è intelligente e sa la sua domanda inutile, e pure con qualche tremito d'attesa perchè la domanda è più forte di lei, se vi pare che ci siano errori di disegno, e se vi pare che, oltre la pazienza, elogiatale da tante signore, ci sia qui anche «l'arte», come sarebbe nei quadri dei pittori...
Quando si fabbricava, ragazzetta, da sè, le sue bambole di carta, con i vestiti e il corredo di carta, sapeva soltanto di divertirsi. Quando alla scuola normale la bocciavano perchè invece di studiare stava a giocare con le carte colorate, nessuno, in iscuola e casa, non pensava all'arte. Nè quando lasciata, con consolata disperazione, la scuola, si chiudeva nella sua stanza a fare i suoi quadretti di carta, questi dei quali appunto ora parliamo, nessuno la pensava diversa dalle signorine brave che lavorano con la pirografia i portaritratti pel salotto. E neppure non pensava all'arte costruendo quei
giocattoli dei quali abbiamo detto già, in queste Pagine di dicembre e marzo, che non erano, no, giocattoli, ma sculture ardite e severe.
Queste forme spianate nella carta son così riassuntive e nuove, intese con fresca originalità in una penetrante realtà, con uno stile chiaro e rapido, pieno di cose, denso di vita, che non ci saranno forse dieci scultori in Italia così personali ed esperti.
I quadri valgono anche più. Nè la gente si meravigli se consideriamo questi quadri di carta ritagliata, opere d'arte di molta serietà. — Non sono soltanto degli alti valori ciascun per sè definitivo, ma bisogna saperci vedere dentro un continuo poggiarsi e salire, poggiarsi e salire in un movimento organico e sicuro di sviluppo. Dopo aver usato nel Telaio le sue lastrine di carta in una evidenza di costruzione statuaria ma cruda, nella Donna che si pettina le consolida in una plasticità salda e smaltata, nelle Rose di Barbagia le apre in una luce vibrante. Sino a sfuggire anche la evidenza dei sensi costruttivi dell'immagine, nella diffusione di mistero e d'atmosfere sognanti di Egli non torna e di Sa Furistera. In un salire integrale, d'una tecnica che sa dire di più, e assieme d'un anima che sa più cose: che passa dalla comicità puerile dei bambini giocanti, in parole più serie : e poi lascia anche le parole. L'ultimo lavoro — Sa Furistera — non è soltanto d'una eleganza lieve e silenziosa, ma d'una atmosfera vagante di sogno deliziosamente inafferrabile. Sa Furistera viene davvero dal paese dell 'ignoto, dai campi paradisiaci delle gazzelle e dei caprioli eleganti, nelle rosee pioggie di profumi da petali tremanti. I ritmi delle linee e le vibrazioni dei colori son passati nell'aria, musicalmente.
— Non dire che sembra una copertina della Vo-gue. Perchè non basta averne l'eleganza per doverne avere la superficialità. Anche la tua signora è elegante : e pure non è una copertina della Vogue.
Non si può parlare, come s'è sentito qualcuno, della Vogue e della Jugend, del Simplicissimus e di Fritz Erler. Perchè Edina Altara non lavora di maniera su eleganze accattate come un Terzi o un Brunelleschi : e a non capirlo non fate buona figura. A portarne i quadri in qualunque esposizione italiana — se l'altre opere non son di Gola o Previati, di Carpi o di Penagini, dei cinque o sei maestri o di quei dieci o venti giovani che si cercano con onesta e ardita intelligenza — tutto, vicino a lei cade. Proprio per la fresca limpidezza frizzante d'aria mattutina che svuota le superficialità trionfanti nelle facili accontentature pomeridiane, e accusa l'impudenze presuntuose dei falsificatori quotidiani. Che respiro a quest'anima candida, da Comunione !
Non diciamo che Edina Altara valga Previati.
Anzi il suo disegno serrato può non raggiungere neppure la concisione di Penagini. E sappiamo quant'è più facile lavorare con la carta che coi colori, scegliendoli invece di doverli creare, e quanto meno si sa, così, di chi è tutto nel tormento e nell'angoscia premente. Ma dei suoi limiti non ci interessa segnarne ora che uno, il primo che conta, e che la tiene al di qua, tra gli artisti, sopra la mediocrità della folla. In una compagnia radissima. Nella quale le si potrà trovare poi il suo posto, ma dove vediamo con gioia già tutti alzare, con rispetto, Bistolti e Wildt, (diversamente da quel che le deve capitare nella vita, con i molti che le valgono meno), non perchè valga più di loro, ma perchè ne stimano il carattere nuovo che porta : perchè è donna.
Ecco una profezia che s'è avverata. — Era parso, il nostro di profetar tra donne, un azzardo pericoloso. — Neppur loro non volevano credere di poter avere tra sè delle persone più intelligenti : e Margherita Sarfatti lasciava al tempo di dirmi se avevo ragione o no. Pochi mesi mi danno già una ragione di più. Me la prendo, così, alla svelta, sei'za star a cercare nel fatto la precisa conferma della teoria, ac ontentandomi di poter dire che certo il fatto è coerente a quelle idee se appunto mi s'è svelato dopo di quelle, e se per capirlo senza deviare in meraviglie stupefatte bisogna appunto pensare quelle idee. — Basta dir ora che questa è arte. Che sia anche arte femminile, per chi non capisce l'impeto strano che sostiene quest'ordine, dovrebbe esser chiaro almeno perchè è fatta con le forbici, e da una donna.
Ma è proprio quell' intero spirito nuovo che noi si profetava. Non solo una pittura o una scoltura nuova : ma un mondo visto e rifatto nuovo. — Ne può uscir tutto : la moda nazionale per le nostre signore e i giocattoli per i bambini, tappezzerie e cuscini, illustrazioni di libri, scolture di legno, pittura, scoltura, architettura.
E uscirebbe se si fosse a Parigi: o se almeno a Milano intendessero ormai i problemi pratici dell'arte con quel rispetto e con quella intelligenza che se ne ha nella vita straniera.

4.
Poiché non siamo a Parigi, e la Milano d'oggi non è ancora molto diversa da quella di ieri — basta vedere come la stampa e il mercato l'hanno accolta, stupiti o scettici, come una giovinetta precoce, o come un qualunque altro pittore che cominci la sua carriera — Edina Altara resterà nella pace dei suoi gusti : e se ne tornerà in Sardegna a far solo quel che piace a lei, bambole per sè, quadri per sè.
Ma forse i suoi gusti non saranno più ormai molto tranquilli. È giunta ad uno sviluppo di forze che, o si conquista di colpo il mondo lirico, o ricomincia daccapo nelle esperienze umili.
Può darsi che quelle scomposizioni fantastiche che abbiamo provato noi su qualche suo tono, lasciandoci sognare capricciosamente su queste sue immagini sino a vedervene cento altre da lei non viste, le veda lei, più avanti, qualche momento, e lavori esprimendosi in quel momento. Può darsi che abbandoni anche i bei costumi sardi e che li-
beri tutta la sua fantasia soltanto nelle sue emozioni interne, senz'aver più bisogno di dar forme descrittive ed episodiche alle sue trasfiguranti visioni, di colori simbolici, e di magiche improvvisazioni : uscendone immagini pure. Dopo aver fatto il ritratto di Sa Dama adagiata pigramente nella ricchezza orientale del suo bell'abito, appassionata e lenta come un'indiana, preferirà forse lasciarsi lei invadere da questo sogno, e invece di vedere quegli occhi sognanti essa vedrà quei sogni come se quegli occhi fossero i suoi, si lascerà lentamente abbandonare e liberamente fantasticare in quel lontano obliarsi. Da Tagore a Redon. Sentendo la paura di quelle fantasie ignote che ingrandiscono le cose come negli incubi : — o con la gioia di vederle illuminate d'azzurro, passeggiando pel giardino delle fate, in una fiorita di stelle. Abbandonando sempre di più il corpo, il vero, la descrizione, l'evidenza episodica, l'appoggio materiale, le bravure meccaniche: entrando sempre di più nell'interno dell'immagine libera, aerea. Quel che si usa dire: giungere alla musica ; e che è solo il giungere alla lirica pura.
Forse invece, per salir tanto, vorrà prima avere più forze: e avrà forse ora solo il desiderio di rifarsi daccapo un'altra umile disciplina di studi elementari, di sofferenze disperse, di sacrificanti ritorni. Ricomincerà daccapo, lasciando la carta e adoprando i colori sino al possederli. Adoprando la plastilina, per le sue scolture rapide. Scoprendosi un'altra scoltura tutta sua, solida, colorata. Trovandosi un'altra originale tecnica pittorica, più seriamente complessa e più ricca di possibilità. — Per salire poi, con forze più esercitate, almeno alla fiaba deliziosa.

A vederla così bambina, con le più sorprendenti e capricciose ingenuità pratiche, che non vuol neppure la noia di pensare alle cose sue, sempre contenta anche di una riproduzione non riuscita bene e di una esposizione fatta male, vien voglia a molti di tutelarla. E qualcuno persino la consiglia di mettersi a studiare il vero... Ma è una bambina più forte di tutti questi uomini perchè alle sue cose pensa, almeno, mentre le fa, con serietà persuasa.
Noi, dunque, soltanto la preghiamo di far sempre quel che lei desidera : e i consigli — virilmente chiari e precisi come usiamo — li teniamo per gli uomini.
Raffaello GIOLLI


martedì 2 giugno 2009

La carriera artistica di Edina Altara

Edina Altara nasce a Sassari nel 1898. Fin da bambina la Altara mostra una notevole propensione per il disegno, i colori e l’uso della carta. Giovanissima inizia la sua carriera artistica come autodidatta.
Nel settembre 1916 partecipa alla Mostra della Mobilitazione Civile a Sassari, con collage in carta, tela e filo, e due mesi dopo è a Milano, alla Mostra campionaria del giocattolo italiano, dove ottiene la medaglia d'argento con dei giocattoli in cartone colorato. Il critico Raffaello Giolli, direttore della rivista milanese Pagine d'arte, comincia a interessarsi del suo lavoro.
Nel marzo 1917 espone le sue creazioni in cartoncino alla Mostra del Lyceum, a Milano. Sempre nel capoluogo lombardo partecipa, in maggio, insieme a Primo Sinòpico, Melkiorre Melis e altri artisti, alla Mostra Sarda organizzata da Biasi nella Galleria centrale d'arte di Palazzo Cova. Il suo lavoro viene segnalato da critici come Margherita Sarfatti, Vittorio Pica (che dedica un lungo articolo a lei, Biasi e Sinòpico su Emporium) e Ugo Ojetti. Raffaello Giolli se ne fa sostenitore entusiasta, pubblicando un lungo articolo su Pagine d'arte e usando uno dei suoi collage come immagine di copertina della rivista.
Partecipa poi alla XIX Mostra della Società degli amici dell'arte di Torino, nella quale il collage "Nella terra degli intrepidi sardi, Gesus salvadelu" (opera del 1916) viene acquistato dal re (è ora esposto al Quirinale). Lo scultore Leonardo Bistolfi e lo storico dell'arte Corrado Ricci, allora direttore generale per le Antichità e Belle Arti, scrivono alla giovane artista lettere di elogio.
Nel 1917 comincia a orientarsi anche alla grafica figurativa e utilizza tecniche come il collage per realizzare immagini di originale suggestione. Disegna anche una testatina per un articolo sulle sue creazioni, pubblicato da La sorgente, neonata testata del Touring Club Italiano e organo del Comitato nazionale del turismo scolastico. Nel 1917 disegna due serie di cartoline (una decina in tutto) per la Elzeviriana di Torino, per raccogliere fondi per gli orfani di guerra. Le cartoline, prima di essere vendute, vengono colorate dagli stessi bambini.
Nel 1919 è presente alla Mostra d'arte decorativa lombarda, organizzata dall'Umanitaria, e alla mostra femminile del Lyceum. Le sue illustrazioni sono pubblicate da Rivista sarda e In penombra.
Esegue disegni (tradotti in xilografie per la stampa) per i numeri unici dell'Associazione Universitaria Sassarese.
Dal 1920 collabora con il Giornalino della domenica, diretto da Giuseppe Fanciulli, e nel 1923 espone nella mostra degli illustratori della rivista, organizzata a Milano presso Bottega di Poesia.
Nel 1922 collabora anche con la rivista per ragazzi torinese Cuor d'oro, comincia a realizzare raffinate illustrazioni per La donna e partecipa alla Mostra sardo-piemontese di Alessandria. Sposa l'illustratore Vittorio Accornero de Testa (in arte, in quegli anni, Max Ninon), conosciuto a Casale Monferrato, e la rivista Lidel pubblica nella cronaca mondana la foto della partecipazione di nozze, disegnata da entrambi. Dopo un primo periodo trascorso a Casale Monferrato, la coppia si trasferirà a Milano.
Da sola o – più spesso – in coppia con "Ninon", Edina collabora con varie riviste, tra cui Il giornale dei balilla, Noi e il mondo e Lidel. A queste collaborazioni si aggiungeranno più tardi quelle per Fantasie d'Italia, Scena illustrata, La lettura, Per voi signora, Grazia, Rakam.
Con il marito illustra anche trenta volumi per ragazzi, per lo più editi da Bemporad e Paravia, tra i quali opere di Zia Mariù (Paola Lombroso). Lavora anche nella pubblicità, disegnando calendarietti per ditte di cosmetici come Viset, Caleri e Giviemme.
Nel 1929 Partecipa con alcuni collage alla Mostra d’Arte della Primavera Sarda a Cagliari.
Nel 1931 Espone alla II Mostra Sindacale Sarda di Cagliari.
Artista poliedrica, abile disegnatrice, sensibile e fantasiosa illustratrice, creatrice di moda, dopo la 
separazione amichevole dal marito, nel 1934, apre a Milano, nella propria casa, un atélier in grado di attirare una raffinata clientela.
Negli Anni 30 disegna numerose cartoline in stile Decò per la casa editrice Degami.
Nel 1936 partecipa alla VI Triennale di Milano con tre disegni per tovaglie, assieme all'artista Giuseppina Buzzoni Giusti.
Negli Anni 40 disegna pubblicità per marchi famosi come Ducati, Bemberg, Borsalino, Roberts, impermeabili San Pellegrino.
Dal 1940 al 1943 e nel 1945 realizza figurini di moda per la rivista Grazia dell'editore Mondadori.
Dal 1944 al 1945 realizza copertine e disegni di moda per la rivista Fili Moda, della casa editrice Domus.
Dagli Anni 30 agli Anni 40 Edina si dedica alla ceramica, realizzando disegni di tema folkloristico sardo per piatti e mattonelle prodotte dal negozio Margelli di Sassari attraverso le Ceramiche Faentine di Minardi. Si conosce un piatto prodotto dalla Lenci.
1940-44 Chiude l'atèlier a causa della guerra. Interrotto il rapporto con Margelli, sempre a causa della scarsità di mezzi dovuta al periodo bellico, comincia ad utilizzare per le ceramiche la tecnica della decorazione a freddo. Iride e Lavinia collaborano con lei, trasportandone i bozzetti con colori sintetici su mattonelle e piatti smaltati di bianco. Questa produzione viene commercializzata in Sardegna attraverso la Bottega dell’Artigianato di Sassari, la cui proprietaria Maria Serra, amica delle Altara e particolarmente di Iride, è in stretto rapporto con Eugenio Tavolara, scultore e designer alla cui opera di orientamento e riorganizzazione si dovrà nel dopoguerra la rinascita dell’artigianato sardo.
Dal 1942 al 1948 Edina collabora, con copertine e figurini, a Bellezza, rivista diretta da Gio Ponti, al quale è vicina e che la coinvolgerà in vari progetti decorativi.
Nel 1947 Edina realizza decorazioni in trompe-l’oeil per tavoli di Ponti prodotti da APEM e Radice di Milano. Un tavolino figura nella mostra Lo stile nell’arredamento moderno, allestita a Milano nell’atelier di Fede Cheti, creatrice di tessuti di arredamento che lavora con artisti e architetti.
Dal 1947 al 1949 realizza copertine e figurini di moda per la rivista Rakam.
Negli Anni 50 Edina realizza i “fiammiferi vestiti”, minuscoli personaggi in costumi storici o popolari, confezionati con cura certosina e fissati su scatole di fiammiferi.
Il periodo 1948-1952 per Edina è forse il momento di più stretta vicinanza a Gio Ponti. Collabora con Piero Fornasetti alla decorazione del negozio Dulciora a Milano, progettato da Ponti. Per la galleria del transatlantico Conte Biancamano, progettata da Ponti e Nino Zoncada, esegue 16 pannelli dipinti su cristalli antichi, con figurazioni di costumi popolari italiani ispirate alla raccolta di costumi di Emma Calderini. Per il Conte Grande realizza, su cartone di Ponti, Allegoria del viaggio, un pannello dipinto dietro cristallo specchiato nero, collocato sullo scalone della hall, nonché i cristalli dipinti che ornano le pareti della sala da pranzo.
Sempre per Ponti realizza alcuni pannelli in specchio dipinti sul tema dell’amore, destinati a decorare un cassettone a ribalta in radica di noce sbiancata da lui progettato. Sue opere figurano al Brooklyn Museum di New York nella mostra M.U.S.A., rassegna itinerante (viaggerà fino al 1953) di artigianato moderno e di arti decorative italiane, organizzata da 12 musei americani, dal governo italiano, dall’ECA e dalla Compagnia Nazionale Artigiana.
1951 Edina partecipa alla IX Triennale di Milano con alcuni tessuti disegnati per le Cotonerie Meridionali. Un cassettone di Gio Ponti con cristalli dipinti da Edina figura alla stessa Triennale. Il mobile verrà poi pubblicato su Domus nel 1957 come parte dell’arredo della stanza della figlia nella casa di Ponti. Edina esegue due porte in specchio dipinto con storie di Atena e di Bacco e un altro cassettone, pure in specchio, per la casa Lucano a Milano, arredata da Ponti.
1952 In maggio Ponti le dedica un articolo su Domus, “Opere d’arte nella ‘casa di fantasia’ e la pittrice cantastorie”.
1953 Per l’Andrea Doria, ancora sotto la regia di Ponti, Edina realizza il pannello decorativo del bar.
1955 Durante un soggiorno a Milano, ospite di Edina, Lavinia modella una serie di piccole sculture in terra cruda che Ponti pubblica nella sua rivista, senza peraltro indicarne l’autrice. All’incirca nello stesso periodo anche Iride comincia a dedicarsi alle arti applicate, con la creazione di fantastici oggetti e animali in pergamena dipinta, conchiglie, stoffe, passamaneria, e di figure in treccia di filo di rame.
Sempre nel 1955 la rivista Bellezza dedica la copertina e numerose pagine a Edina Altara, alcuni servizi di moda sono realizzati proprio in casa della pittrice e nelle foto si vedono numerose sue opere d'arte.
Nel 1956 Lavinia e Iride espongono alla prima mostra dell’Artigianato Sardo di Sassari. Qualche mese dopo (marzo 1957) Domus pubblica, della prima, la terracotta Eden, e della seconda dei fiori in pergamena dipinta.
Nel 1958 Iride è presente alla III Mostra dell’Artigianato sardo di Sassari con alcune figurine e una testiera di letto in palma nana intrecciata. Le viene assegnata una menzione di merito.
Negli Anni 60-70, sul principio del collage si fondano anche gli “altarini” che Edina inventa a partire da foto di Madonne e gruppi religiosi tratti da celebri opere di artisti del passato, deposizioni romaniche in legno, dipinti di Antonello da Messina o di Carlo Crivelli. Le composizioni di figure ritagliate, racchiuse entro cornici di legno decappate e decorate, sono applicate su un fondo di specchio acidato.
Edina dagli Anni 50 all'inizio degli Anni 70 realizza tantissime illustrazioni per un’organizzazione religiosa, la Casa Mamma Domenica per la Redenzione Femminile. Di questi anni, infatti, sono numerose serie di cartoline e tanti calendari, oltre al volume Lo Scrigno dei Ventagli.
Edina muore a Lanusei, nel 1983, dopo una lunga malattia.

Queste in estrema sintesi le collaborazioni con Gio Ponti:
1945 Nel n. 6 di Stile, Ponti parla del Libro Giocattoli di Edina Altara
1946 Edina scrive tre articoli per il n. 1, il n. 2 e il n. 3 di Stile
1949 Conte Grande (Nature morte per la sala da pranzo e Allegoria del Viaggio su bozzetto di Ponti)
1950 Casa Lucano (San Remo)
1950 Arredamento negozio Dulciora a Milano
1950 Conte Biancamano
1950 Mostra M.U.S.A. negli Stati Uniti (partecipa con uno specchio dipinto, pubblicato su Domus)
1951 IX Triennale di Milano (disegni per tessuti per le Cotonerie Meridionali, uno dei motivi è stato usato per la copertina dei Quaderni della Triennale pubblicati dalla Domus)
1951 Motonave Oceania
1951 Andrea Doria
1951 Casa Ceccato a Milano
1951 Casa Lucano (Milano)
1952 Motonave Africa
1957 Domus, appartamento Ponti in via Dezza (cassettone esposto alla Triennale del 1951)

Questi i libri illustrati da Edina Altara:
Avventure straordinarie di Cicognino, Paravia, G.M. Folch i Torres, 1947
Il Libro Giocattoli, Hoepli, 1945
Il Piccolo Re, A. Lichtenberger, Bemporad, 1930
Le Fiabe di Zia Mariù, Paola Lombroso Carrara, Paravia, 1925
Le Fiabe di Zia Mariù, Paola Lombroso Carrara, Paravia, 1952
L'erba voglio e altre novelle, Maria Pezzè Pascolato, La editoriale libraria
Lo Scrigno dei ventagli, Casa Mamma Domenica, 1950
Quattro favole, Silvia Fiocchi, Milano-Verona, 1971
Rex prima classe, catalogo transatlantico Rex anni 30
Storia di una bambina e di una bambola, Paola Lombroso Carrara, Paravia, 1925
Storia di una bambina e di una bambola, Paola Lombroso Carrara, Paravia, 1952
Storie di bambini che conosco, Paola Lombroso Carrara, Paravia, 1924
Storie vere di Zia Mariù, Paola Lombroso Carrara, Paravia, 1925
Un reporter nel mondo degli uccelli, Paola Lombroso Carrara, Paravia, 1926
Povero Tonino, Gianna Sibaud, La Editoriale Libraria (Stelline)
Ragazzi allo specchio, Paola Carrara Lombroso, Paravia, 1935
L'agnellino nero ed altre fiabe, Carola Prosperi, Paravia, 1930
Quattro cani a spasso: racconto per ragazzi, Virginia Piatti Tango (Agar), Paravia, 1931 
Bracaloncino, Maria Ferraris, Paravia, 1931 
Fiabe a totolino, Marianna Cavalieri, Paravia 1930
Storie di Barbabionda, Barbagrigia e Barbabianca: fiabe per ragazzi, Cesarina Fanfulli Coppini, Bemporad & Figlio, 1924 
L'avventura di un canino, Anton Cecov (o Cehov), traduzione dal russo di Erme Cadei
La diligenza delle dodici fiabe, Vincenzo Fraschetti, Paravia, 1932
Storia che finisce bene, C. Del Soldato, Trieste, La Editoriale Libraria (Stelline)
Tim Boum e Tata Boum, T. Combe Torino, Paravia, 1926
Le Avventure di Tim Boum, T. Combe – Torino, 1928
Le Nuove Avventure di Tim Boum, T. Combe
La Maggiolata Di Sandro, Umberto Gozzano, La Editoriale Libraria (Stelline)
Navigare Necesse Est, Gina Algranati, Paravia, 1931
Nuove avventure di Cicognino, G.M. Folch i Torres