La sorprendente figura di Edina Altara (Sassari, 1898 – Lanusei, 1983) è di quelle che -anche se non dichiaratamente appartenente ad un movimento femminista- hanno contribuito in modo determinante, con la propria storia, alla “dimostrata” proposta di parità sociale della donna nella famiglia, nella società e nel mondo artistico-creativo delle arti applicate del Novecento italiano.
L’autodidatta Edina Altara, illustratrice, disegnatrice di moda, decoratrice, ceramista e pittrice, vive fin da giovanissima “una manualità duttile e sensibile” che la porta a privilegiare ed attingere arte dalla quotidianità femminile-domestica in cui manifesta l’ideale spazio-casa. A soli 16 anni, incoraggiata dal pittore Giuseppe Biasi (Sassari, 1885 – Andorno Micca, 1945) e nonostante la “chiusa” condizione sociale sarda verso l’altra metà del cielo, espone alcuni collages decorativi alla mostra Regionale Sarda.
Nel 1917 debutta a Milano, alla Galleria centrale d’arte di Palazzo Cova, con la presentazione di alcuni giocattoli artistici in cartone, e nello stesso anno partecipa alla XIX mostra della Società degli Amici dell’Arte di Torino (nell’occasione il re Vittorio Emanuele III acquista il suo collage “Nella terra degli intrepidi sardi – Gesus salvadelu”, attualmente esposto al Quirinale). L’Altara conquista l’attenzione di noti critici come Margherita Sarfatti, Ugo Ojetti, Raffaello Giolli, Vittorio Pica, Luigi Bartolini, oltre agli attestati di apprezzamento dello scultore Leonardo Bistolfi e dello storico dell’arte Corrado Ricci, mentre inizia ad orientare decisamente la sua attività verso la grafica figurativa e realizza “immagini di originale suggestione”. Nel 1919 è già una presenza di prestigio alla Mostra d’Arte Decorativa Lombarda, organizzata a Milano dall’Umanitaria; sue illustrazioni vengono pubblicate da Rivista Sarda e realizza dei disegni (tradotti in xilografie per la stampa) per i numeri unici dell’Associazione Universitaria Sassarese. All’intensa attività creativa-espositiva, abbina collaborazioni a riviste e giornali (Cuor d’oro, La donna, Giornalino della domenica, etc.) e con il marito Vittorio Accornero de Testa, noto illustratore conosciuto con lo pseudonimo di Victor Max Ninon, firma diversi lavori come illustratrice decò e collaborazioni editoriali. La poliedrica artista sassarese si dedica con successo alla ceramica, tra gli anni ’30 e ’40, e realizza, tra l’altro, dei disegni a tema folkloristico sardo per piatti e mattonelle prodotte dal negozio Margelli di Sassari. Nel 1934, dopo la separazione amichevole dal marito, apre un elegante atelier a Milano e negli anni successivi incentiva le sue collaborazioni con le case editrici Mondadori, Domus, Degami, per quest’ultima disegna numerose cartoline, e realizza disegni pubblicitari per i noti marchi della Ducati, Bemberg, Borsalino, Roberts e San Pellegrino. Significativo e ricco di “produzione” artistica è l’incontro tra Edina Altara e Gio Ponti che, iniziato con la collaborazione alla rivista Bellezza, proseguirà con ambiziosi progetti decorativi e la creazione di pannelli dipinti per i prestigiosi arredi di transatlantici e motonavi italiane (Conte Grande, Conte Biancamano, Andrea Doria, Oceania e Africa). Di rilievo per Edina Altara anche l’attività di illustratrice, intrapresa negli anni ’20 e proseguita fino agli anni ’70, di libri per ragazzi: una trentina di volumi pubblicati principalmente per le edizioni Paravia, Hoepli, La Editoriale Libraria (Stelline) e Bemporad. L’artista sarda, che nella sua carriera aveva coinvolto anche le creative sorelle Lavinia ed Iride e creato numerose e generose illustrazioni a favore dell’organizzazione religiosa “Casa Mamma Domenica per la Redenzione Femminile”, scompare a Lanusei nel 1983, dopo una lunga e sofferta malattia. La figura di Edina Altara è certamente da tenere, anche nell’attualità e al pari della grande Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013), come alto esempio per la promozione del talento femminile espresso dalla Sardegna.
non conoscevo
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