Le prime illustrazioni di Edina Altara sul Giornalino della Domenica sono comparse nel numero 31 del 1920. Ma di Edina, sul Giornalino di Vamba, si parlò per la prima volta un anno prima. Giuseppe Fanciulli, in un articolo sull'Esposizione d'arte decorativa lombarda pubblicato sul numero 41 del 28 settembre 1919, parlò dei giocattoli di carta di Edina e dei suoi collage. Edina Altara, dal 1920 al 1924, da sola o con il marito Vittorio Accornero de Testa (che firmava Max Ninon), illustrò tredici racconti per il Giornalino e da sola ben due copertine: quella del n. 13 del luglio 1923 "Le Sorelline" e quella del n. 1 del gennaio 1924 "La Bambola Nuova". Nel numero di ottobre del 1921, Gingillino dedica due intere pagine del Giornalino ai giocattoli di carta di Edina. Il fatto eccezionale è che fino al 1921, in otto anni di pubblicazioni, il Giornalino della Domenica aveva dedicato articoli, profili o poesie solo a sette dei tantissimi illustratori. E tra questi c'era, appunto, Edina.
Dal 2 ottobre al 2 novembre 2008 a Bologna, negli spazi espositivi di Casa Saraceni, si è tenuta la splendida mostra "L'irripetibile stagione de Il Giornalino della Domenica" curata da Paola Pallottino. In mostra anche alcune illustrazioni di Edina. Nel catalogo si parla della Altara e della "colonia" di illustratori sardi che collaborò in quegli anni con il Giornalino. In particolare, nella seconda parte del saggio di Piero Pacini: "L'avventura del giornalino: secondo tempo (1918-1924)", si legge: "Edina Altara è la rivelazione di questa seconda stagione: incoraggiata da Giuseppe Biasi, si aggiorna sulla grafica più avanzata ed esplora con intelligenza il colore della Sardegna; ma, anziché puntare esclusivamente all'esuberanza cromatica dei costumi tradizionali e sulla fierezza della sua gente, conferisce una grazia più spigliata alle sue bambine stupefatte, che oscillano come fiori al vento o che sembrano uscite da una fiaba russa".
Nella guida alla mostra, Paola Pallottino scrive a proposito della "Colonia sarda": "Dal 1918 al 1924, capeggiati dal pittore Giuseppe Biasi - che dal 1906 aveva collaborato al Giornalino vincendo il primo concorso per le copertine - una dozzina di artisti sardi, stanziali o emitrati in 'continente', conquistano le colonne del Giornalino. Il primo nucleo è costituito da Edina Altara che, insieme al marito Ninon (V. Accornero de Testa) firmerà molte illustrazioni 'Edina e Ninon' e da Primo Sinòpico (R. Chareun). Entrambi avevano esordito nel 1917 assieme a Biasi in una famosa esposizione sarda al Cova di Milano. Accanto a loro, Remo Branca, Mario Mossa de Murtas Teulada, Carmelo Floris, i fratelli Pino e Melchiorre Melis, Gigi Fadda, Antonio Ballero, Francesco Ciusa e Fabio Lumbau, esprimeranno la modernità del loro déco infondendo ai soggetti folkloristici il fascino della leggenda".
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